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La Seconda Navigazione

In un passo del Fedone, una pietra miliare nella storia del pensiero occidentale, Platone descrive quella che, con un’immagine emblematica, ha chiamato la sua “Seconda Navigazione” che lo ha portato alla scoperta della vera causa delle cose.

La Seconda Navigazione é una metafora desunta dal linguaggio marinaresco e indica quella navigazione che si intraprende quando cadono i venti e la nave rimane ferma: in tale circostanza si deve por mano ai remi, e in tal modo, con la forza delle braccia, si esce dalla situazione prodotta dall’incombere della bonaccia.

La “prima navigazione” fatta con le vele al vento corrisponde al tragitto compiuto da Platone sulla scia dei naturalisti che con il loro metodo, lo hanno lasciato in posizione di stallo. La “seconda navigazione”, assai più faticosa e impegnativa, é quella condotta con il nuovo metodo dei ragionamenti che portano al trascendimento della sfera del sensibile e alla conquista del soprasensibile. Con ciò il filosofo greco voleva indicare quell’esperienza di conoscenza che porta a cogliere la verità che rende liberi e felici in modo perdurante, all’eudaimonia.

Trasposta in termini terapeutici e di sviluppo individuale la “seconda navigazione” può essere interpretata come un percorso che ognuno può compiere per conseguire un reale benessere, realizzarsi nella pienezza di senso della propria esistenza e ottenere libertà.

Quando cala il vento, ovvero i nostri sintomi ci fanno inciampare e siamo costretti a fermarci.

Quel momento va colto come un’occasione.

Possiamo andare avanti con le nostre forze, scoprire e tirar fuori tutte le nostre risorse e costruirne delle nuove.

In tal modo con l’aiuto delle persone che ci sostengono e ci accompagnano in questo cammino possiamo scoprire di essere e divenire meglio di ciò che pensiamo.